Crowdfunding, un termine che si sente pronunciare sempre più spesso da chi si occupa di finanza in maniera professionale ma che ha ancora un significato incerto per coloro che stanno approcciando da poco al mondo degli investimenti.

Ma cosa significa Crowdfunding e da dove viene?

La traduzione letterale è “raccolta dalla folla” (o finanziamento collettivo) ed indica una tipologia di investimento che ha visto la luce in Australia e negli USA nella seconda metà degli anni novanta ma che si è presto diffusa anche in Europa. 

L’impatto che questa avuto in Italia è stato tale da renderci la prima nazione europea ad introdurre, nel 2012, norme e leggi per disciplinare la raccolta di capitale per le start-up. 

Un percorso iniziato con l’intento di “…favorire la crescita, lo sviluppo dell’economia e della cultura digitali, attuare politiche di incentivo alla domanda di servizi digitali e promuovere l’alfabetizzazione informatica, nonché per dare impulso alla ricerca e alle innovazioni tecnologiche, quali fattori essenziali di progresso e opportunità di arricchimento economico, culturale e civile e, nel contempo, di rilancio della competitività delle imprese…” (Decreto Crescita bis D.L. n.179) e che si è concluso con la delibera n. 18592 della Consob che, il 26 giugno 2013, ne ha definito il regolamento.

L’intento del crowdfunding è quindi quello di diventare un ponte, un punto di connessione tra le aziende e le persone che vogliono investire i propri capitali in nuove idee, progetti o realtà imprenditoriali. 

In che modo?

Attraverso piattaforme digitali, ovvero siti web che, in maniera chiara e trasparente, fungono da vetrine e consentono l’interazione tra i fundraiser e il pubblico. Il loro compito è quindi avviare un processo collaborativo che permetta di raggiungere un determinato obiettivo.

A seconda della natura del progetto al quale decidono di partecipare tramite una piattaforma online di crowdfunding, le persone possono essere definite finanziatori, donatori o investitori.

Da questa ripartizione, derivano cinque principali modelli di finanziamento:

Donation crowdfunding

Si tratta di una campagna di raccolta fondi per progetti no-profit, che permette di sostenere economicamente una causa senza ricompensa materiale per i sostenitori.

Reward crowdfunding

I finanziamenti sono in questo caso rivolti alla realizzazione di un progetto o un’idea innovativa. Attraverso questo tipo di raccolta l’imprenditore ha un triplice vantaggio: copre i costi di produzione vendendo il prodotto ancor prima di realizzarlo, testa il mercato potenziale e, nel contempo, elimina il rischio di invenduto. Dall’altro lato, invece, il finanziatore si aspetta di ricevere il prodotto o il servizio che ha scelto di sostenere, in anteprima rispetto al mercato.

Equity crowdfunding

Si tratta della raccolta di contributi finanziari da parte di start-up e PMI in cambio di quote societarie. In pratica l’investitore impiega il proprio denaro per l’acquisto di quote di una società di capitali, aspettandosi di ottenere un forte aumento del valore delle proprie quote e/o la distribuzione di un importante utile da parte dell’azienda.

Gli investitori hanno il vantaggio di poter contribuire anche con piccole somme di denaro, mentre le imprese beneficiano di costi contenuti e ampia visibilità. Come abbiamo già visto l’Italia è stata il primo Paese a introdurre una regolamentazione specifica per le start-up innovative nel 2012 che, nel 2017, è stata poi estesa anche alle PMI innovative.

Debt Crowdfunding

Questo modello offre la possibilità di sottoscrivere un titolo di debito o un’obbligazione emessi da una società per uno specifico progetto immobiliare. Alla scadenza prevista, l’investitore riceverà il capitale investito, incrementato dal tasso d’interesse precedentemente concordato.

Lending crowdfunding

È l’evoluzione online del micro-credito e permette all’investitore di prestare il proprio denaro ad un’azienda (che lo impiegherà per finanziare i propri progetti) ricevendo in cambio un tasso d’interesse.

Equity crowdfunding, Debt crowdfunding e Lending crowdfunding fanno parte del “crowdinvesting”, un particolare sottoinsieme del crowdfunding che prevede una raccolta di capitale che ha come controparte una remunerazione del capitale stesso, a titolo di investimento.